Rosè, i preferiti dai giovani

I Millennials, ovvero i nati alle soglie del 2000, dimostrano di apprezzare
i vini dal bel colore rosato, non più relegati a una nicchia chic e femminile

Elegante, fresco e conviviale, stando ai dati dei consumi il rosé pare essere la bevanda preferita da chi ha tra i 18 e i 35 anni.  Secondo una ricerca commissionata dalla famosa cantina Frescobaldi a Nomisma Wine Monitor, i vini rosati, che nel 2005 rappresentavano l’8,7% della produzione mondiale di vini fermi, nel 2015 hanno raggiunto la percentuale del 9,6%.

Sfumatura alla moda
Cosa decreta il successo di questi vini? Innanzitutto, il mutamento di percezione da parte dei consumatori. Secondo la ricerca Wine Monitor, nell’ultimo anno il 70% degli italiani ha avuto almeno un’occasione di consumo di vino rosé (fermo o sparkling), ma la quota cresce se si considerano solo i consumatori della fascia d’età 30-44 anni (arrivando al 72%, contro il 67% di chi ha un’età compresa tra i 45 e i 55 anni).
I più giovani preferiscono consumarlo durante l’aperitivo: il rosé, infatti, è ritenuto un vino “easy to drink”. Meno complesso di un rosso o di un bianco, chi lo beve non ha bisogno di essere per forza un intenditore per apprezzarne le caratteristiche e spesso viene associato a divertimento/convivialità (17%) a pari merito con eleganza (17%), tradizione (12%), relax (11%), in un orizzonte sempre più unisex e meno targato femminile rispetto al passato (donne 73%, uomini 67%).
Anche l’intensità del colore rosa gioca un ruolo nella percezione del consumatore: i nuovi rosé fermi italiani dal bel colore vivo sono associati, rispetto ai tradizionali rosé, a una qualità superiore (lo pensa il 25% di chi consuma vino, e il 31% tra i Millennials). In ultimo, ma non per ultima, la questione prezzo: in generale il vino rosato fermo di qualità ha prezzi decisamente pop.
I principali produttori di vini rosati fermi e spumanti sono la Francia (31% della produzione mondiale), la Spagna (20%), gli Usa (15%) e l’Italia (9%).

Regioni in rosa
Tra le regioni italiane più blasonate per la produzione di questa tipologia di vini c’è sicuramente la Puglia,  dove il vino rosato fermo è nato a metà del secolo scorso e viene solitamente prodotto con uve Negramaro o Malvasia Nera. Un bell’esempio è il Salento Igt Rosato delle Vie
dell’Uva, dall’affascinante colore rosa corallo, che profuma di fragola ed erbe del sud, ideale per l’happy hour e i piatti di carne e di pesce specialmente arrosto. Non mancano eccellenti esempi anche in Veneto con il Bardolino Chiaretto oppure in Trentino Alto Adige con la Schiava e il Lagrein Rosé. Sul fronte delle bollicine, non c’è che l’imbarazzo della scelta: dai metodo classico trentini a quelli di Franciacorta, la versione Rosé è un must per accontentare una fetta di pubblico come dicevamo sempre crescente.

Tutto l’anno
Il momento dell’anno ideale per apprezzare un buon vino rosé? Tutto l’anno o, per dirla con il linguaggio dei social, #roséallyear, un hastag così in voga da mettere in luce come stia cambiando il modo di apprezzare questo vino. Un tempo consumato solo fresco e d’estate, o magari in qualche occasione speciale, ora si beve sempre e anche a temperatura ambiente. Se, infatti, secondo lo studio di Wine Monitor per il 32% dei consumer è l’estate il momento migliore per gustarlo, più di un consumatore su 3 lo ritiene un vino adatto a qualsiasi stagione.

Come si produce
Le metodologie utilizzate per la produzione dei vini rosati sono sostanzialmente tre: tutte hanno inizio, ovviamente, con la raccolta delle uve a bacca rossa e la conseguente pigiatura con lo scopo di ottenere mosto.
• Una tecnica che consente di ottenere dei vini rosati dai colori tenui consiste nel pigiare l’uva rossa e di separare il mosto dalle bucce subito dopo questo processo. Questo tipo di vini in Francia vengono detti vini grigi (vins gris).
• La tecnica più consueta prevede un breve periodo di macerazione delle bucce sul mosto in modo da ottenere vini dai colori rosati di intensità diversa, un fattore che dipende anche dalla quantità di pigmenti contenuti nelle bucce dell’uva e quindi dalla sua capacità colorante. Il tempo di macerazione sulle bucce è in genere piuttosto breve, raramente supera le 24 ore: si avranno i cosiddetti “vini di una notte” quando il tempo di macerazione è compreso fra le 6 e le 12 ore, “vini di un giorno” quando la macerazione è condotta per, appunto, 24 ore. Al termine di questo breve periodo, il mosto, che avrà acquisito un colore rosato più o meno intenso, viene separato dalle bucce e la vinificazione continua utilizzando le procedure tipiche dei vini bianchi.
• Un altro metodo utilizzato per la produzione di questi vini è il cosiddetto “sanguinamento”, che in francese prende il nome di “saignée”. La tecnica consiste nel prelevare una quantità di mosto prodotto da uve rosse dopo un breve periodo di macerazione sulle bucce, in genere entro le 24 ore, e dopo che il processo di fermentazione è avviato. La parte di mosto così prelevato, che avrà un colore rosa per effetto della breve macerazione, sarà vinificato seguendo le metodologie previste per il vino bianco, mentre la restante parte, che continuerà a macerare e a fermentare sulle bucce, sarà utilizzato per la produzione di vino rosso.